Dal pesce alla verdura: guida rapidissima alla gastronomia spezzina
“Cosa mi posrti a mangiare stasera”
L’aumentato iteresse turistico sul teritorio della Spezia ha reso questa domanda sempre più frequente.
Di fronte alla curiosità del turista (che fa domande del tipo: “Cosa possiamo mangiare? Quali sono i piatti tipici?”), il povero abitante locale spesso annaspa e non sa cosa rispondere.
Sorvolando sulla pasta al pesto che comunque spesso soddisfa palati e curiosità turistiche anche se è da intendersi più propriamente come piatto ligure, la gastronomia spezzina ha diverse specialità da offrire.
Questo è vero soprattutto se non si restringe l’obiettivo sulla sola città, ma si allarga l’orizzonte alle coste e alle valli circostanti. D’altra parte, avrebbe davvero poco senso parlare di cucina locale senza comprendere nei suoi confini anche la riviera, la val di Vara, la val di Magra e la Lunigiana.
Vuoi il pesce? Muscoli e acciughe ti parlano di qui…
“Vorrei mangiare qualcosa di pesce, ma spendendo poco” dicono i turisti (compresi gli amici). La cosa bella è che alla Spezia e dintorni, se si vuole mangiare davvero a km 0, non è impossibile gustare pesce e no fa piangere il portafoglio.
Se ci sono due doni del mare di cui la cucina locale non potrebbe fare a meno sono i muscoli e le acciughe. I primi vengono allevati nel Golfo della Spezia e sono un vero e proprio vanto locale, le seconde vengono pescate al largo delle Cinque Terre.
I muscoli della Spezia e le acciughe di Monterosso sono due eccellenze locali e con una spesa non eccessiva manderanno facilmente in visibilio i turisti.
Come vengono preparati? Come condimento per la pasta (se si vuole un primo) o in svariati modi se si è alla ricerca di un secondo o di una diversa portata.
Le acciughe possono essere un gustoso antipasto se proposte sott’olio o marinate, un’eccellente seconda portata se fritte, ripiene o in scabecio. Sono però due i piatti a base di acciughe che associo alla cucina locale: il bagnun ( un sugo con abbondanti acciughe e fette di pane tostato) e il tortino di acciughe e patate.
I muscoli, invece, possono essere preparati alla marinara o – vera delizia locale – ripieni (assolutamente da provare).
Testaroli, panigacci e sgabei: non deludono mai
“Vorrei uscire a mangiare, ma senza impegno” a volte i turisti dicono così e sembra davvero difficile capire come risolvere la questione. Niente paura: val di Vara, val di Magra e Lunigiana vi verranno in soccorso.
La cucina del territorio spezzino e del circondario è in grado di offrire un’alternativa a km0 alla “solita pizza”. Traducendo: poca spesa, tanta resa.
Ho visto davvero poche persone lamentarsi di una mangiata a base di testaroli, panigacci e sgabei.
Rispetto a un tempo, inoltre, non è più nemmeno necessario avventurarsi in Lunigiana (scelta che rimane comunque l’opzione ideale), visto che tanto val Graveglia, val Durasca, Sarzana e ultimamente anche la città contano locali che offrono queste pietanze.
La cosa più difficile, in questo caso, potrebbe essere spiegare bene le differenze tra i vari piatti. Ce la si può cavare così:
- I testaroli sono un piatto tipico lunigianese (più precisamente pontremolese). Nascono da un impasto di acqua, farina e sale. Rapidamente bolliti in acqua, vengono poi conditi con pesto, sugo o olio e parmigiano.
- I panigacci – diffusi in tutta la Liguria la Lunigiana – sono dischi di pastella, preparati in piccoli testi di terracotta impilati uno sopra l’altro. Vengono serviti ancora caldi e farciti con salumi, affettati e formaggi.
- Gli sgabei – tipici della val di Magra – sono preparati con un impasto lievitato di farina, acqua, sale e olio e poi vengono fritti in abbondante olio di oliva. Gustosi da mangiare schietti o farciti. (Se a questo punto vi dicono: “Ahhh, come il gnocco fritto!” potete fulminarli con lo sguardo, perché lo gnocco fritto ha lo strutto, gli sgabei no).
E la verdura? Minestrone, torte di verdura… e mescciüa….
“Ma un po’ di verdura dove la posso mangiare?” chiede il turista.
La risposta è facilissima: ovunque.
La cucina spezzina, come quella ligure in genere, non disegna la verdura, ma anzi la ama.
La verità è questa: il minestrone lo fanno da tante parti, ma il minestrone con l’aggiunta del pesto è qualcosa di straordinario.
Da non sottovalutare, inoltre, l’appeal che possono avere sui turisti le torte di verdura. Piatto quasi dato per scontato dai liguri, la torta di verdura (che può essere di riso e bietole o contenere le verdure più disparate) finirà per conquistare il palato di chi viene da fuori.
Per finire, non è da dimenticare la mesciua (nome impronunciabile per i non spezzini). Questa zuppa di legumie grano è un vero e proprio piatto spezzino e porta nel nome il segno della sua origine. In dialetto, mesciua significa mescolanza e sta indicare il misto di legumi e cereali che era l’avanzo delle merci trasportate nello scalo spezzino e veniva raccolto per farne un piatto di notevole sostanza.
La foto di copertina è di Enrico Rollandi
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