Estremità di levante del Golfo dei Poeti, Tellaro rientra nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia stilato dal Touring club italiano. La leggenda dice che fu un polpo campanaro a salvarlo dai pirati
Tutt’uno con le sue scogliere, all’estremità del levante del comune di Lerici, Tellaro è uno dei posti più suggestivi e panoramici dell’intero Golfo dei Poeti.
Qui abitò Mario Soldati, ma la vera star del borgo è un polpo, che è il simbolo del paese (per esempio è disegnato nei pass auto per i residenti) e a cui viene fatta la festa (nel vero senso della parola) anche con una delle sagre più famose della provincia (la Sagra del Polpo di Tellaro si tiene solitamente a inizio agosto).
Come mai? Perché la leggenda vuole che fu proprio un polpo gigante a salvare il paese dall’assalto dei pirati.
Il polpo campanaro che salvò Tellaro dai pirati
Alle origini, Tellaro non era altro che un avamposto su una costa impervia. Il suo compito era difendere Barbazzano dai pericoli provenienti dal mare. Barbazzano era il borgo principale della zona, ricco di olio e mercanzie si trovava sulle alture alle spalle di Tellaro (lungo la via che collega il litorale alla val di Magra).
Quando dal mare si profilava un assalto dei pirati, a Tellaro si suonavano le campane e tutti si preparavano per resistere.
In una notte di tempesta intorno al 1660, racconta la leggenda, Tellaro e Barbazzano dormivano tranquilli. Il mare era talmente agitato che nessuno pensava potessero arrivare pericoli.
Fu proprio la convinzione che nessuno li avrebbe aspettati a convincere i pirati guidati da Gallo d’Arenzano a tentare il saccheggio di Tellaro e Barbazzano proprio quella notte.
I pirati fecero però male i loro conti, perché proprio mentre stavano avvicinandosi alla riva, dalle acque di Tellaro uscì un enorme polpo arrampicandosi sul campanile della favolosa chiesa iniziò a suonare le campane in segno d’allarme.
Gli abitanti di Tellaro si riversarono nelle strade per difendere il paese e respinsero l’assalto pirata.
Dopo il combattimento si accorsero che le campane non erano state suonate dalla sentinella, ma l’enorme polpo che trovarono attaccato alle funi campanarie.
La leggenda è racconta anche nel libro di Mario Soldati Il polipo e i pirati, edito da Emme edizioni.
La foto in copertina è di Marcello Meloni
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