La statua del Gigante di Monterosso nelle Cinque Terre

Spezzino Vero, Monterosso

Monterosso, il Gigante: da segno di sfarzo a tremendo sberleffo

4 Jun , 2016  

Lusso estremo di una villa da sogno, la statua del Gigante ha segnato anche la sfortuna di chi lo volle costruire e ha rischiato di essere distrutta

 

All’estremità della spiaggia di Fegina, la statua del Gigante oggi chiude Monterosso. Domina il mare delle Cinque Terre, ma le mancano le braccia, una gamba e ha il capo piegato nello sforzo di sostenere non si capisce cosa. Non è solo il peso del tempo a gravare sulle spalle del Gigante, ma anche quello di una storia di sfarzo abortita e di una vicenda che ha conosciuto la tragedia.

Una statua nata per rendere chiaro il potere della famiglia Pastine

La statua del Gigante venne costruita dallo scultore Arrigo Minerbi  (molto in voga all’epoca per aver lavorato anche per conto di Gabriele D’Annunzio) e dall’ingegnere Levacher nel 1910 per volere dell’avvocato Giovanni Pastine.

Monterossino discendente da una famiglia emigrata in Argentina, l’avvocato era tornato nelle Cinque Terre dopo aver fatto fortuna e con l’intento di diventare senatore del Regno.

Dopo aver acquistato il terreno, fece costruire una villa sfarzosissima (villa Pastine, appunto). La statua del Gigante non era che il capriccio cui spettava di rendere chiara l’evidenza della ricchezza dei Pastine: saldamente unita alla roccia della scogliera, la scultura aveva anche un tridente stretto tra le mani e reggeva sulle spalle una grossissima conchiglia che era la terrazza affacciata sul mare del Cinque Terre del giardino pensile antistante la villa.

La statua del Gigante di Monterosso (Cinque Terre) nel suo aspetto originario. Immagine tratta da www.naturamediterraneo.com

La statua del Gigante di Monterosso (Cinque Terre) nel suo aspetto originario. Immagine tratta da www.naturamediterraneo.com

 

Villa Pastine aveva una Statua della Libertà… ma era un delirio secondo Montale

Con i lavori compiuti tra il 1906 e il 1910, l’avvocato Pastine ottenne la sua grandiosa villa liberty, ma il suo gusto per il lusso non doveva aver lasciato tutti entusiasti, soprattutto in un territorio per natura schivo come le Cinque Terre.

Eugenio Montale, uno dei più illustri frequentatori di Monterosso, guardando villa Pastine ebbe a definirla, senza tanti giri di parole, “un delirio!”.

Tra i particolari che impressionavano negativamente il poeta vi era sicuramente la copia della Statua delle Libertà all’ingresso.

Montale descrisse così la villa nel suo complesso:  “… tre piani alti più di cinque metri ciascuno, con una torre e terrazze e una loggia a colonne e un ponticello e un lastricato decorato come un tappeto turco e le panchine in finto legno e una grande scalinata in marmo di Carrara a tre rampe e perfino un’improponibile copia della Statua della Libertà… e poi le arcate che sorreggevano la scalinata ricoperte di finta roccia e il giardino pensile antistante la villa… un sogno o, per l’architettura razionalista, un delirio!

 

La sfortuna si accanisce sui Pastine e sul Gigante: il tremendo sberleffo ai Pastine e la guerra che si accanisce sulla statua

Le cose non andarono però come l’avvocato Pastine aveva immaginato. Prima perse le elezioni e dovette rinunciare al progetto di diventare senatore, in seguito sua moglie (Juanita) dette alla luce un bimbo purtroppo affetto da disturbi fisici e mentali.

Alcuni raccontano che, come caustico e maligno sberleffo, in paese soprannominarono il piccolo “Gigante”, legandone così la sfortuna alla gloria ricercata dal padre (ndr. chi scrive non ha potuto verificare queste voci).

Poco dopo l’avvocato Pastine morì, alcuni dicono di crepacuore, altri di febbre spagnola.

Juanita abbandonò Monterosso e la sfarzosa villa, lasciandola al suo destino.

Durante la Seconda guerra mondiale, un colpo di artiglieria mutilò la scultura, privandola (come è ora delle braccia, di una gamba e della bella conchiglia).

 

Di villa Pastine resta pochissimo, ma il Gigante è stato salvato

Oggi della struttura di villa Pastine resta solo la struttura della torre. Quando negli anni Sessanta un ricco genovese (cugino di Montale) comprò il terreno, fece abbattere la struttura ormai fatiscente, per farvi realizzare l’elegante edificio di oggi.

Sarebbe stata sua intenzione abbattere anche la statua del Gigante, ma gli abitanti del borgo e il Comune stesso si opposero.

Consolidato a spese del nuovo proprietario, il Gigante è così rimasto a guardare il mare come la storia e le vicissitudini l’hanno ridotto.

Non avrà più la conchiglia sopra le spalle, ma i suoi muscoli sopportano comunque un peso da non trascurare: quello delle alterne fortune della vita umana.

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