Nel corso dell’ultimo secolo la città si è molto trasformata. Così oggi si va a comprare il pesto, dove si era andati ad ascoltare De André e Buren fa suonare i suoi archi dove han risuonato le note dell’Aida.
Chi ama il teatro, oggi, alla Spezia ha a disposizione il Teatro Civico o la programmazione sperimentale del centro Dialma Ruggiero. In passato, però, la disponibilità di sale teatrali era molto maggiore. Masticati dal tempo e dal cambiamento delle abitudini di svago, i teatri che furono raccontano oggi un pezzo interessante di storia cittadina e segnano le tappe di un interessante itinerario nella Spezia di un tempo.
Itinerari alternativi alla Spezia
Abbiamo già proposto modi diversi di visitare la città, invitando a passeggiare per le sue vie alla ricerca degli alberi più maestosi o alla scoperta di monumenti segreti.Senza dimenticare la veloce camminata in centro per gustarsi due piccole meraviglie del liberty spezzino.
Edifici che oggi hanno cambiato funzione, altri che non esistono più: segno della stratificazione della storia e del trasformarsi della comunità locale. Il viaggio inizia da piazza Saint Bon e termina nelle immediate vicinanze del comune.
Edifici che oggi hanno cambiato funzione, altri che non esistono più: segno della stratificazione della storia e del trasformarsi della comunità locale. Il viaggio inizia da piazza Saint Bon e termina nelle immediate vicinanze del comune.
Il teatro Monteverdi: La Spezia prima dei cinesi
È difficile dirlo oggi, magari mentre si gira tra i lunghi scaffali dell’emporio cinese che ne occupano in parte lo spazio, ma c’è stato un tempo in cui La Spezia ha avuto il teatro più capiente della Liguria.
Era il Teatro Monteverdi, inaugurato il 26 febbraio 1929. Dopo avere acquistato l’area su cui già sorgeva un altro teatro-arena “diurno” (l’Arena Principe Umberto), l’impresario spezzino Luigi Monteverdi – di ritorno dall’Uruguay, dove aveva fatto fortuna – volle costruire uno spazio teatrale unico.
Progettato da Fortunato Zanazzo decorato dallo scultore Enrico Carmassi, il teatro – che aveva l’ingresso in via dello Zampino – aveva una platea con tre ordini palchi (erano 74 in tutto), due ampie gallerie e un loggione e poteva ospitare 3.500 spettatori.
Nel corso del suo mezzo secolo di storia, il teatro Monteverdi ha ospitato tanto varietà, spettacoli di prosa, incontri pugilistici. Sul suo palcoscenico sono salite grandi star (Joseph Baker, Wanda Osiris, Renao Rascel). Vi si esibì l’orchestra del grande Duke Ellington (venerdì 19 maggio 19.50).
Più avanti nel tempo, vi si proiettarono anche i film e – nell’ultima parte della sua vita, quando la televisione aveva già fatto la sua comparsa, ma non tutti l’avevano in casa – si trasformò occasionalmente in sala di proiezione per le trasmissioni più amate (per es. Lascia o raddoppia).
Sfiancato dalla concorrenza della televisione, il teatro Monteverdi chiuse con la città in festa: era il giorno di San Giuseppe del 1978 quando vi si tenne l’ultimo spettacolo.
Oggi del teatro rimane solo il fregio che era sopra l’ingresso, in via dello Zampino. La parte posteriore è state trasformata in un parcheggio, mentre quella anteriore ospita un bazar cinese.
Renato Zero e il pubblico spezzino
L’8 novembre 1977, un Renato Zero ventisettenne portò sul palco del Monteverdi il suo spettacolo live Zerofobia, nato dal suo terzo album e lavoro che ne decretò definitivamente la notorietà al grande pubblico.
Nella tappa spezzina, raccontano le cronache, qualcuno rumoreggiava e ironizzava sui costumi di scena e le presunte scelte sessuali del cantante.
Tra una canzone e l’altra, Renato Zero disse al pubblico (più o meno con queste parole): “Sapevo che La Spezia è una piazza difficile, ma fatemi fare il mio lavoro con il rispetto che vi porto”.
Gli applausi misero a tacere le battute.
L’area dello spettacolo in piazza Saint Bon: il teatro Olimpia
La parte finale di via XX settembre, in corrispondenza di piazza Saint Bon, era particolarmente vivace dal punto di vista dello spettacolo. In via dello Zampimo, nel 1929 sorse il grande Monteverdi, ma rivolto verso la piazza già nel 1912 era attivo il teatro Olimpia.
Le attività del teatro cessarono nel 1925, per difficoltà finanziare dei soci, e lo stabile passò nelle mani della Cassa di Risparmio. Nel 1927, la proprietà fu trasferita al Dopolavoro Ferroviario e il teatro riprese vita con il nome di Duca degli Abruzzi.
L’edificio venne distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e così, al suo termine, venne adibito in sala da ballo all’aperto. Ricostruito – ma senza un palcoscenico adeguato – si trasformò in cinema nel 1950. Nel 1965, dopo adeguata ristrutturazione, nacque il cinema Smeraldo, che sul finire del XX secolo fu ulteriormente trasformato nella prima piccola multisala spezzina. Esperienza comunque ormai terminata.
Il teatro di legno: la breve vita del Nazionale
In via di Monale, nello spazio che corre tra via Napoli e via Roma (non siamo riusciti a localizzarlo con precisione), venne costruito a fine ottocento un piccolo teatro in legno, il Nazionale, dove nel 1896 fu proiettato il primo cortometraggio cinematograico.
Alla struttura, nel 1903, fu annesso un secondo locale e l’intero complesso venne chiamato Recinto Bartoletti (Basilio Bartoletti era il proprietario).
Dopo solo sei mesi, tutto venne distrutto da un incendio. Il teatro venne ricostruito, con il nome di Politeama sociale, ma fu nuovamente demolito già nel 1905.
Bingo! Quello era il Cozzani
Oggi accoglie gli appassionati del gioco, ma un tempo era un elegante cinema-teatro progettato senza facciata da Franco Oliva e decorato sul retro da bassorilievi di Angiolo Del Santo.
L’inaugurazione del teatro Cozzani – con la sua sala affacciata su piazza Cavour – si tenne il 12 novembre 1920. Gravemente danneggiato dalla guerra, venne ricostruito, ma lo stop definitivo all’attività arrivo nel 1987: problemi di agibilità impedirono di andare avanti con le proiezioni in quello che ormai era diventato un cinema.
Ristrutturato, ha riaperto nel 2003 come sala Bingo.
Il Trianon, un piccolo gioiello
Passando per via Manzoni, lo ammettiamo, non è facile riconoscere nella quinta di facciate che si susseguono indovinare quella del piccolo gioiello dello stile liberty che è stato il piccolo teatro Trianon.
Inaugurato nel 1907 e perfezionato nel 1913 dall’architetto Bacigalupi e dallo scultore Augusto Magli, fu un’idea di Beniamino Luchini di Villafranca. Dopo aver fatto fortuna in Argentina, infatti, il Luchini acquisto lo stabile ancora in costruzione e ci volle realizzare al piano terra il teatro.
Ricca di stucchi e decorazioni, la piccola bomboniera cittadina si meritò un premio particolare all’Esposizione universale di Parigi. Questo non la salvò da una storia sfortunata: tra le due guerre, infatti, le attività teatrali vennero sospese, i costi per l’adeguamento a cinema si rivelarono troppo alti e così la sala venne trasformato in autorimessa (1925).
Nei primi anni del XXI secolo ci sono stati diversi tentativi di rianimarlo, ma alla fine l’immobile è entrato nelle disponibilità di un’immobiliare romana che lo ha ristrutturato per destinarlo ad altro utilizzo.
Il Politeama Duca di Genova: l’opera dove ora canta Buren!
Piazza Verdi è stata al centro delle polemiche politiche degli ultimi anni. Parte della cittadinanza ha duramente contestato il progetto di rifacimento dello spazio urbano nato proprio dalle ceneri di un teatro.
Fu infatti l’abbattimento del possente Politeama Duca di Genova nel 1933 a liberare gli spazi necessari per la nascita, nel quartiere del Torretto, di piazza Verdi.
Il teatro era stato costruito nel 1877 (progetto di Erminio Pontremoli e lavori guidati dall’ingegnere Domenico Canino) per far da specchio – al termine di via Chiodo – all’ingresso dell’Arsenale. A donare al Comune il terreno necessario fu Agostino Chiappetti, che si incaricò anche di sostenere le spese per il finanziamento e la gestione del teatro.
Il teatro venne inaugurato il 13 luglio 1880 con la rappresentazione dell’Aida e per mezzo secolo si trasformò nel teatro di riferimento per la stagione lirica (a discapito del Civico).
Poteva ospitare 2mila spettatori, accomodati in 42 palchi disposti in 3 ordini intorno alla platea e due gallerie.
Il piano regolatore varato nel 1930 decise per l’apertura di piazza Verdi e ne decretò la demolizione, portata a termine tra l’agosto e il novembre del 1933.
Il teatro Astra: da De André ai surgelati!
Il nostro viaggio termina sotto i portici di via Veneto, dove l’11 aprile 1953 fu inaugurato il cinema teatro Astra. La sala teatrale fu costruita con criteri innovativi (fu uno dei primi ad avere il sipario tagliafuoco), il che ne fece uno dei migliori teatri d’Italia.
Sul palcoscenico si sono esibiti alcuni grandi nomi della storia recente del teatro italiano (come Paolo Poli) e della musica nazionale. Il 24 marzo 1993, per esempio, vi suonò De André nel corso del suo tour “In Teatro”.
Entrato in crisi alla fine degli anni Novanta, il cinema teatro è stato oggi trasformato in un supermercato.